Pablo Neruda e il primo vino d’Autunno

Quarant’anni fa, il 23 settembre 1973, moriva Pablo Neruda, poeta, scrittore, diplomatico e politico cileno, tra le più importanti figure della letteratura latino-americana contemporanea, importante ed influente autore del 20^ secolo, Premio Nobel per la letteratura.

Pablo Neruda

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da Testamento d’autunno, Stravagario

Tra morire e non morire
mi decisi per la chitarra
e in questa professione intensa
il mio cuore non ha tregua,
perché dove meno m’attendono
arriverò col mio bagaglio
a raccogliere il primo vino
nei cappelli dell’Autunno.

[…]

come il vento mi accontento
delle foglie più gialle,
dei capitoli caduti
dagli occhi delle statue
e se in qualche luogo riposo
è nel centro del focolare,
in ciò che palpita e crepita
e viaggia poi senza meta.

Lungo le righe
avrai trovato il tuo nome,
mi spiace proprio pochissimo,
non si trattava d’altra cosa,
ma di moltissime altre,
perché sei e perché non sei
e questo succede a tutti,
nessuno si rende conto di tutto
e quando si sommano le cifre
tutti eravamo falsi ricchi:
ora siam poveri nuovi.

[…]

ora si tratta di altre cose,
cose sì oscure e sì chiare
che tuttavia sono una sola.
[…]
ogni chiarità è oscura,
non tutto è terra e fango,
nella mia eredità c’è ombra e sogni.

[…]

Le mie tristezze le lascio
a chi m’ha fatto soffrire,
ma dimenticai quali furono,
non so dove le ho lasciate,
se le vedete in mezzo al bosco
sono come i rampicanti,
salgon dalla terra con le loro foglie
e terminan dove tu termini,
nella tua testa o nell’aria,
e perché non salgan di più
bisogna cambiar di primavera.

[…]

Matilde Urrutia, qui ti lascio
ciò che ebbi e che non ebbi,
ciò che sono e che non sono.
[…]
baciai il mio sangue sulla tua bocca,
[…]

[…]

Un giorno, se più non siamo,
se più non andiamo né veniamo,
sotto sette strati di polvere,
ai piedi secchi della morte,
staremo uniti, amore,
confusi stranamente.

[…]

Ebbi nel palmo della mano
il mondo coi suoi arcipelaghi
e poiché sono irrinunciabile
non rinunciai al mio cuore,
[…]

[…]

Così mi muovo senza sapere
a che mondo sto per tornare
o se continuerò a vivere.
[…]

E ora dietro a questa pagina
me ne vado e non sparisco:
spiccherò un salto nella trasparenza
come un nuotatore del cielo,
poi ritornerò a crescere
fino a esser sì piccolo un giorno
che il vento mi porterà via
e non saprò come mi chiamo,
né più sarò quando mi sveglio:

allora canterò in silenzio.

(pubblicata, in ricordo di Pablo Neruda, da Il Cenacolo intellettuale su Facebook)





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