Siracusa

Tra gli amici virtuali conosciuti attraverso queste pagine è Giò, che scrive e fa Poesia nel blog lalentezza.

Siracusa


Alcuni giorni fa, Giò ha lasciato un suo commento ad un post che avevo dedicato a Ivan Graziani, e ha scritto: «E’ un cantautore che mi piaceva, veniva spesso nella mia città natale, Siracusa, e le ha pure dedicato una canzone.»
Credo che Siracusa sia uno dei luoghi del cuore di Giovanni. E allora…
Questo post è per tutt* coloro che passeranno per questa pagina, ma è soprattutto per Giò, per ringraziarlo dei suoi saluti e dei post nel suo blog, quelli che io definisco Poesia (un «assaggio», è il caso di dirlo, nel post di oggi: Al di là del bene e del male).


Ivan Graziani, Siracusa
1980 (in Viaggi e Intemperie)

E’ un anno ormai e non posso stare senza lei
Milano è troppo grande senza lei
io devo ritornare a Siracusa now
io devo ritornare una volta ancora
ancora una volta a Siracusa now.
Quel giorno sono fuggito ma ora non ho paura di tornare a Siracusa.
Ho attraversato in moto tutta l’isola
di qua e di là dal mare tutta l’isola
ma il sole è grande e caldo sopra l’isola
il sole è grande e caldo ma il mio cuore è più caldo e batte forte
dentro l’isola.
La città accende le luci io sono arrivato ormai a Siracusa.
Gli occhi profondi e una spina nel cuore
lei mi disse “Ti prego stai attento
lui è cattivo ed io gli appartengo come se fossi una cosa.”
Mimì oh Mimì, Mimì
di donne come te non ce n’è
Mimì oh Mimì, Mimì
e penso ai tuoi seni
che mi sogno la notte qui in tenda, col caldo che fa.
Dalla finestra l’ho visto mangiare
con le posate d’argento
gustava il suo vino
il tuo giustiziere
come un vero uomo di panza.
E mentre mangiava facevamo all’amore,
nel cuore di Siracusa
poi lei mi disse “Lui lo sa, adesso tu devi scappà”.
Mimì oh Mimì, Mimì
a Milano non voglio tornare
Mimì oh Mimì, Mimì
però prendo la moto la tenda e i miei anni
e porto con me la tua spina nel cuore,
ci sono troppi picciotti c’è troppo rumore,
addio Siracusa e vai

Ivan Graziani, Siracusa


Siracusa ~ Foto d’epoca




Spero, in futuro (e questo significherebbe che vivrò a lungo, cosa di cui in questi giorni non sono affatto certa), di poter visitare la Sicilia, che mi dicono bellissima.





2 Responses to “Siracusa

  1. Giò ha detto:

    Ce l’hai fatta a farmi commuovere Vittoria. Anche con le foto giuste, la Fonte Aretusa da cui, bambino, cercavo di rubare enormi cefali e in cui cresceva, miracolo della natura, la stessa varietà di papiro che abbonda solo dall’altra parte del porto, sulle rive del fiume della ninfa Ciane, e sulle sponde del Nilo; la quinta scenografica degli alberghi affacciati sul Foro Italico, da cui Goethe descriveva il tramonto più bello del mondo, quello dell’ora esatta in cui Archimede provava i suoi specchi e disegnava cerchi sulla sabbia. Ma non so da quanti anni manco da lì, da una città che non riconosco, che non è più quella dove Elio Vittorini faceva la sua “fuitina” con Rosa, la sorella di Quasimodo e poi raccontava certi silenzi e giochi da bambini nella Piazza della Cattedrale inondata dal sole; quella dove aveva voluto chiudere la sua vita Augusto Von Platen, ma anche quella dove mangiavo ricci sugli scogli del Lungomare di levante o dove buttavo lenze nelle acque del porto fiducioso che qualche ricciola abboccasse, quella di Pilluccio che regalava le sue uova sode in cambio dell’acquisto d’un bicchiere di Zibibbo, quella di don Ciccio che narrava le gesta dei Paladini di Francia con le sue marionette sgangherate. Ci sta ancora mia madre lì, ma quando torno in Sicilia è lei che viene da me, al paese di mio padre (che non c’è più) e di Giorgio La Pira, sul Mar d’Africa. Ce l’hai fatta a farmi ricordare cose che non sapevo esistessero ancora nella mia memoria stanca. Grazie Vittoria, anche perché sono sicuro avrai talmente tanto tempo davanti da pter vedere Siracusa e ancora molto, moltissimo altro.

    • vittorianicolo ha detto:

      Ho pubblicato il tuo commento (anche se è molto privato) perché è lirico, come la maggior parte di ciò che scrivi. Evoca situazioni, suggerisce colori sentimenti affetti ricordi, è di una dolcezza e malinconia infinite, “parla” di persone di un tempo che fu, e le riporta a noi. Dovevo condividerlo. Grazie, Giovanni, sempre bello leggerti.

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