Ricordando Lucio Dalla…

Lucio Dalla
04 marzo 1943: nasce Lucio Dalla
tenero Genio di casa, ha saputo parlare al cuore, ha saputo trovar le parole.

01 marzo 2012: Lucio Dalla muore…
ma l’affetto e la gioia con i quali lo ascoltiamo dimostrano che ci fa ancora compagnia, sempre.

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✩✩✩ Lucio Dalla nei Percorsi dell’Enciclopedia Treccani


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Lucio Dalla - Album 1980
…canzoni del cuore, del consiglio, del riparo, del conforto

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Anna e Marco (1979)

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Stella di mare (1979)

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Futura (1980)

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Come è profondo il mare (1977)

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Il cucciolo Alfredo (1977)

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Cara (1980)

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Occhi di ragazza (1970)

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Stella

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Quale allegria (1977)

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Il cielo (1967)

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Itaca (1971)

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Apriti cuore (1990)

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La casa in riva al mare

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La sera dei miracoli

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Tango (1978)

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Lucio Dalla ~ Francesco De Gregori live ~ Cosa sarà (1978)

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Lucio Dalla ~ Francesco De Gregori, Cosa sarà (1978)

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Le rondini

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Penso che Roberto Roversi sia stato il più grande poeta di Bologna. Amico di Pier Paolo Pasolini, se ne ricordano i poemi d’impegno civile, il suo Amore per il mestiere di libraio, la collaborazione artistica con Lucio Dalla.
La canzone che ho scelto per ricordare un anno senza Lucio Dalla (morto il giorno 1 marzo 2012) è
Tu parlavi una lingua meravigliosa , e racconta l’incontro improvviso (in una piccola stazione) tra un uomo e la donna amata molti anni prima. Lei non si accorge della sua presenza, lui vorrebbe «chiamarla e dirle: le volpi con le code incendiate non parlano ma gridano pazze fra gli alberi per il dolore». Ma non trova il coraggio e, tra i tumulti del cuore, «il treno arriva, si ferma, la mia ombra sale, parte, scompare / io ti vedo giovane ancora, come in un sogno dileguare».

Tu parlavi una lingua meravigliosa (1975), in «Anidride solforosa»

Tu Parlavi Una Lingua Meravigliosa (testo di Roberto Roversi, musica di Lucio Dalla)
I sassi della stazione sono di ruggine nera
sto sotto la pensilina dove sventola adagio una bandiera.
In un campo una donna si china su due agnelli appena nati
striscia al vento nudo sopra il fuoco…il fuoco violento dei prati.
Un uccello, isolato, raccoglie sopra un vagone abbandonato
il cielo grande d’ottobre e gli strappa il fianco bianco e gelato,
intorno, dopo la notte, ci sono tronchi sporchi di mosto
e mille macchine in fila laggiù in un deposito nascosto.
Apro il giornale e provo a leggere per nascondermi un poco
mentre lei parla ad un uomo ed io riconosco il suo suono un poco roco.
Chiudo il giornale, la guardo, lei è voltata e non mi vede,
i capelli sono biondi e sono tinti; dunque lei alla vita non cede.
Vuoi guardarmi?
Occhio della mente, occhio della memoria
una donna è vecchia quando non ha più giovinezza
e ascolto la marea del cuore perchè siamo vicini.
L’ho ritrovata per caso ma non è più una ragazza.
Vorrei chiamarla e dirle
le volpi con le code incendiate non parlano ma gridano pazze
fra gli alberi per il dolore.
Sediamoci per terra oppure là sopra panchine imbiancate,
sediamoci sopra un letto di foglie secche ed ascoltiamo il nostro cuore.
Ci siamo scordati e perduti
ti ritrovo adesso all’improvviso dentro una piccola stazione
in un giorno grigio d’ottobre
tu non mi guardi neppure io solo ho l’inferno nel cuore
perchè la vita è una goccia che scava la pietra del viso.
E ogni mattina, ogni sera io parto e ritorno da solo
come il ragazzo che ero.
Non posso più bruciare in un volo
il treno arriva, si ferma
la mia ombra sale parte scompare
io ti vedo giovane ancora
come in un sogno dileguare.

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Piazza Grande è stato uno dei motivi di maggiore successo di Lucio Dalla, una canzone che ha fatto storia. Il brano, ispirato da Bologna, città natale del cantautore e dalla sua piazza Maggiore è dedicato a un senzatetto che ha trovato nella Piazza Grande la sua casa.
La canzone nacque dalla chitarra di Ron, che scrisse la musica come motivo di stampo country americano ma che, a seguito di successive elaborazioni, si trasformò in una ballata dal sapore portoghese.
Alla stesura del testo partecipò la stesso Dalla, Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti, principale collaboratore di Sergio Endrigo.

Piazza Grande (1972)

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Quello che segue è un testo di Renzo Zenobi, cantato con Lucio Dalla; risale al 1981.

Telefono elettronico

Vorrei che esistesse quel negozio stupendo
dove vendono saggezza e della luna l’argento
comprerei una penna che scriva mille canzoni
una polvere che renda veri i sogni e le illusioni.

E per te e tua sorella qualche goccia d’insonnia
per pensarmi una notte mentre io sto leggendo
quando polvere dalla radio mi fa perdere il segno
e le stelle ad una ad una aspettano il vento.

Per mia madre un giradischi che la faccia ballare
una causa da vincere e una vincita al lotto
per te un trapano elettrico per costruirmi una casa
e un telefono elettronico che ti parli del mio affetto.

Agli amanti ormai stanchi compro un viaggio di ritorno
gli compro un’ultima notte e una valigia di ricordi
per te che lasci una stanza compro un orizzonte
stelle da contare e un cielo che ti asciughi la fronte.

E per voi che nelle vene avete acqua di mare
un buon lavoro vorrei che non vi faccia tremare
che non cominci col buio e non finisca col giorno
e la domenica una gita e senza traffico un ritorno.

E per finire per me voglio un microfono d’argento
che trasformi in oro quello che sto dicendo
voglio un po’ di coraggio e di questa notte l’incanto
per dirti quanto vorrei che tu mi fossi accanto.

Renzo Zenobi ~ Lucio Dalla, Telefono elettronico (1981)

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Lucio Dalla ~ Francesco De Gregori, L’ultima Luna

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Anna Bellanna

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Don’t touch me

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✩✩✩ E io che volevo solo riascoltare Cara

(post di Simona Siri, datato 02 marzo 2012)

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✩✩✩ Le più belle foto di Lucio Dalla

(link a «Il Post» del giorno 01 marzo 2012)

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✩✩✩ Un po’ di canzoni di Lucio Dalla

(link a «Il Post» del giorno 01 marzo 2012)

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✩✩✩ Discografia completa di Lucio Dalla

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Lucio Dalla

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credit photo LodLive

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