Pensate agli elefanti…

elefanti in libertà

«Una mattina entrò nella baracca: aveva perduto una ventina di chili in cella d’isolamento, la sua faccia era color terra, ma per il resto non era cambiato. “Salve ragazzi. Un mese di cella, per servivi: uno e dieci per uno e cinquanta, impossibile sdraiarsi ma ho trovato qualcosa di formidabile. Ve lo svelo subito, perché vedo gente che ha brutte facce, non voglio sapere il perché. C’erano dei momenti in cui mi sentivo così anch’io e avevo voglia di precipitarmi a testa bassa contro i muri per vedere di uscire all’aria aperta.
Proprio un caso di claustrofobia! Beh, alla fine mi è venuta un’idea. Quando non ne potete più fate come me: pensate ai branchi di elefanti in libertà che percorrono l’Africa, centinaia e centinaia di magnifiche bestie alle quali nulla resiste, né muri, né reticolati. Irrompono nei grandi spazi liberi e travolgono tutti sul loro cammino e perché sono vivi nulla può fermarli… la libertà insomma! E forse anche quando non vivono più, continuano altrove la loro corsa libera e sfrenata. Quando cominciate a soffrire di claustrofobia, per i reticolati, per il cemento armato, per il materialismo integrale, provate a pensarci a questi branchi di elefanti assolutamente liberi, cercate di seguirli con lo sguardo, aggrappatevi a loro e vedrete che subito vi sentirete meglio…” E ci sentivamo meglio davvero.»
Romain Gary, Le radici del cielo

Due ore fa, Roberto Saviano ha pubblicato questo post su Facebook; sono rimasta a fissare lo schermo del mio iPad, riflettendo su quanto leggevo.
In questi lunghi giorni e mesi di inattività forzata che mi attendono, penserò agli elefanti, liberi, grandi spazi, vita… E sarà come il fischio del treno dell’impiegato Belluca, che piace tanto ai miei allievi, di pirandelliana memoria…





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